venerdì 28 febbraio 2014

La storia della pecorella


 

Questa è la storia di una pecorella che viveva insieme ai propri genitori,
fra le colline verdeggianti e sconfinate di un bellissimo paese.


I suoi antenati abitavano quelle ampie distese da infinite generazioni, sapevano che l'erba era tenera e sempre a disposizione ed avevano tramandato ai loro discendenti la piacevole sensazione di una vita monotona, ma sufficientemente tranquilla, al riparo dalle grandi gioie come dalle grandi pene.

Certo, anche in quella bella terra i pericoli non mancavano, sovente il vento del nord, giungeva gelido ed impetuoso, sconvolgendo la vita del gregge. Quando soffiava improvviso, la notte, disperdeva le pecore piu' giovani, distruggeva l'ovile e terrorizzava l'intero gregge.


Ma il maltempo non era nulla al confronto del nemico di sempre, il piu' temuto di tutti predatori, il lupo.

Tutte le pecore sapevano che lui arrivava di soppiatto, proprio quando tutto sembrava calmo e tranquillo. Lo sentivano arrivare da lontano poiché improvvisamente  provavano una strana inquietudine, un tremore profondo, come un senso di morte.

Purtroppo, nonostante questi segnali di paura indicassero qualcosa di importante, le pecore non avevano mai voluto cercare di capire il senso di quella profezia e preferivano convivere, durante tutta la vita, con la paura di dover morire.

Ogni tanto, quando il dramma accadeva, provavano dolore e sgomento, ma poi cercavano in fretta di dimenticare tutto e tornavano impassibili, a brucare la loro erba. Quando il lupo arrivava si riunivano strette strette, belavano piu' forte, gridavano e piangevano, si sentivano inermi e spaventate, ma non potevano fare altro.

"In fondo" - ripetevano a se stesse - "Cosa possiamo capire, noi siamo solo delle povere pecore, dobbiamo rassegnarci poiché questa è la vita".

Queste erano le condizioni di vita del gregge,  gli anni trascorrevano lenti e sempre uguali in una languida e molto rassicurante monotonia.

Ogni giorno le pecore ripetevano gli stessi gesti ed avevano sempre gli stessi pensieri, ma cio' non era un problema e loro non avrebbero cambiato queste piccole comodità con tutto l'oro del mondo.

E se per caso a qualcuno veniva un dubbio od un desiderio piu' forte di libertà, vi era subito qualche vecchia pecora pronta a ricordare quanto gli antenati avevano da sempre raccomandato:

"Ricorda, figliolo, nella tua vita giungeranno delle occasioni in cui potrai fare qualcosa per migliorare la tua esistenza, ma tu sei per natura impotente e le tue risorse sono limitate. Non prendere rischi eccessivi e non fare troppi sforzi, accontentati dell'erba che hai a disposizione e non darti pena. Da tempo immemorabile, noi vecchi sappiamo che sono meglio cento giorni da pecora,  piuttosto che un giorno da leone".


Ed infatti nessuno aveva mai fatto obiezioni, qualche giovane spavaldo veniva subito rimesso nei ranghi e tutto continuava immutato da secoli eterni.


Dobbiamo ora dire, che in mezzo al gregge di pecorelle bianche vi era una pecora nera; il colore del suo mantello era completamente scuro, non aveva lo stesso vestito delle sue compagne e proprio per questo motivo, fin da piccola, si era sentita infelice, rifiutata, profondamente diversa.

Quante volte, piangendo dietro a qualche cespuglio, aveva ripetuto a se stessa:
"Certo è proprio difficile essere una pecora nera"!





E' vero che anche lei brucava l'erba dei campi esattamente come le sue sorelle e come loro amava rosicchiare le margherite tenere e profumate, Nelle calde giornate di sole, poi, non disdegnava l'ombra del grande albero e cercava di stringersi alle altre pecore, vicina a loro, insieme, sotto le fronde generose della vecchia quercia.


Ma anche se si sforzava ad essere come le altre, c'era come un muro invalicabile che le separava ogni giorno di piu'.

Naturalmente all'inizio, la pecorella soffri' molto di questa situazione e cerco' in tutti i modi di trovare delle compagne che, come lei, fossero curiose e volessero conoscere i segreti della Vita. Ma quando provava a fare certi discorsi e desiderava confrontasi con le pecore che aveva piu' vicino, queste le giravano velocemente le spalle e se ne andavano belando stizzite. Incomincio' cosi a pensare che la diversità puo' fare paura.


Passarono gli anni e la pecorella crescendo, imparo' poco a poco che la sua diversità non era stata certamente casuale e che poteva diventare la sua forza e la sua bellezza.


Con il passare del tempo capi' che doveva curarsi sempre meno del giudizio degli altri e, visto che era cosi difficile trovare qualcuno che condividesse i suoi pensieri, incomincio' ad apprezzare i calmi momenti di solitudine durante i quali poteva riflettere indisturbata, lontano dal belare incessante e noioso delle sue compagne.


Le piaceva molto sentire il vento soffiare fra gli alberi, si fermava per lunghi momenti a guardare le nuvole mentre attraversavano il cielo. Ma cio' che piu' l'entusiasmava erano i temporali d'agosto con i loro scrosci improvvisi ed i tuoni che squarciavano l'aria. In quei momenti si sentiva libera, piu' felice che mai.

 

Un giorno d'estate, si allontano' dal gregge per bere al torrente, conosceva la strada e si muoveva sicura. L'acqua era fresca e la radura che l'accolse era invitante, un luogo di magica pace. Senza volerlo e senza rendersene conto, un po' brucando ed un po' cantando, fece pero' molta strada e quando finalmente alzo' la testa, si trovo' in un posto sconosciuto.


Di fronte a lei vi erano alcune casette allineate e dal loro interno giungevano dei rumori che le sembrarono familiari. Decise di vincere ogni timore e si avvicino' alla costruzione e piu' si avvicinava e piu' le sembrava di udire un linguaggio non troppo diverso dal suo.


Non vi dico la sorpresa quando, giunta infine davanti alla porta, vide davanti a sé una capra con il suo capretto.

Erano vicini vicini, si stavano scaldando al sole e la guardarono con aria intrigata ed intelligente. 
"Dove stai andando, bella pecorella"? - le chiesero.

Lei non rispose subito, quel "bella pecorella" le giunse strano. Stavano forse prendendola in giro? Era talmente abituata alle critiche e le avevano sempre insegnato ad essere diffidente che, a costo di sembrare maleducata, preferi' tacere.

Dovette ammettere con se stessa pero', che quelle due tenere creature le ispiravano simpatia e non incutevano certo timore.

Improvvisamente senti' altri strani rumori, sposto' di scatto il proprio muso ed alzando lo sguardo, vide altre capre che prendevano il sole adagiate su alcuni massi un poco lontani. Anche questa visione non la spavento' piu' di tanto, al contrario, questo mondo popolato da animali diversi dalle solite pecore, la entusiasmo' e le diede coraggio.



Li osservo' bene bene e si accorse che, nonostante fossero quasi parenti, vi era nel loro comportamento qualcosa di diverso e di strano. Pecore e capre appartenevano alla stessa comunità animale, eppure c'era qualcosa di particolare, una differenza palpabile.
Di che cosa poteva trattarsi?
Decise di uscire dalla sua timidezza e rivolse la parola alla capretta piu' grande:
"Stavo pascolando come al solito e non mi sono accorta di essermi allontanata dal gregge, ma a dire il vero io con il gregge non riesco mai ad essere felice, mi sento soffocare, è come se non accettasi né condividessi le loro regole. La mamma mi ha sempre detto di essere umile e modesta, che mi devo adattare a cio' che il gruppo decide, ma io non riesco ad impedirmi di pensare con la mia testa e a furia di disubbidire sono diventata una pecora nera, di nome e di fatto.
 

Vedo ad esempio che voi capre, non siete strette strette, sempre vicine, ma ciascuna si dedica a qualche attività favorita con calma e indipendenza. In verita' sono colpita soprattutto da una cosa, voi capre alzate lo sguardo, mentre le pecore hanno quasi sempre la testa bassa e rivolta verso la terra.
A quel punto la capretta prese la parola e disse:

Capisco perfettamente cosa vuoi dire e conosco la sofferenza che si prova ad essere costretti a seguire il pensiero di altri e ad adattarsi alle direttive di un gruppo. E' come se ci venisse tolta la possibilità di essere autonomi e venisse inibita la capacità di capire e vedere le cose con i propri occhi. Quanto piu' dipendiamo dal mondo esterno, tanto piu' i nostri occhi interiori si chiudono, un velo di nebbia  cala su di loro. Non possiamo vedere niente".

"Ho riflettuto per molto tempo su questo argomento e sono giunta alla conclusione che, fin tanto che le creature non diventeranno capaci di seguire la loro luce interiore, è inevitabile che qualcuno pensi al loro posto".

"Ma torniamo a te, vedo che sei giunta fin qui e sento che nel tuo cuore vi è un forte e sincero desiderio di capire, ti suggerisco allora di andare a fare visita al Grande Gufo che abita al terzo albero della foresta, proprio dopo il ponte di legno. Lui è lo spirito saggio di questi luoghi, ha visto passare tante cose e conosce molte risposte; non esitare, va a trovarlo, sono sicura che potrà comunicarti qualche segreto".


La pecorella fu subito entusiasta all'idea di incontrare qualcuno che era conosciuto e stimato per la sua saggezza e non perse tempo, si congedo' con garbo dalla capretta gentile e si avvio' per la strada del ponte.


Era  talmente contenta della piega che stavano prendendo gli avvenimenti che non si accorse del tempo che passava; aveva probabilmente percorso molta strada quando improvvisamente si guardo' attorno e scopri di essere penetrata nel bosco piu' fitto. Probabilmente erano trascorse diverse ore, ma del gufo non c'era traccia ed era nel frattempo, calata la notte.


A questo punto, com'era inevitabile, la nostra pecorella comincio' ad avere paura. Senti' le sue gambe tremare, il respiro si fece corto ed il cuore si mise a battere forte.

"Dove sono"?  "Dove mi trovo"? "Che ne sarà di me"?

Le sembro' di morire, aveva perso la speranza e si sentiva in balia di un mondo sconosciuto ed ostile, ma proprio quando si sentiva venire meno e stava per svenire, una voce che veniva dal suo cuore si fece sentire:
 "Che strana e terribile emozione, la paura. Quando ci troviamo di fronte a qualcosa che non conosciamo, la nostra mente subito immagina solo cose brutte e sgradevoli ed improvvisamente, contro ogni buon senso, ci convinciamo che stia per accadere il peggio".
La nostra pecorella non sapeva se essere piu' spaventata dal buio della foresta o dalla voce che sentiva giungere dal suo interno, ma si tratto' solo di un rapido istante, immediatamente capi che qualla voce era saggia e le stava suggerendo pensieri nuovi e diversi dal solito. Decise allora di fermarsi un attimo, di respirare intensamente e di dedicare tutta la sua attenzione a quella voce che parlava.


"Ascoltami bene e non avere paura, io sono la voce della tua conoscenza e della tua saggezza. Ignori talmente la mia esistenza che ti stupisci di qualcosa che invece, è molto normale. Nessuno ti ha detto che esiste un discernimento, una forza interiore che puo' guidarti ed ispirarti ed allora tu non credi sia possibile che il tuo cuore possa parlare. Ma io so che sei una pecorella coraggiosa e che desideri veramente conoscere, ho capito che era giunto il momento e che tu sei finalmente in grado di sentirmi ed ecco che ora ti parlo.


Sappi che le cose da conoscere sono molte e che dovrai essere molto perseverante e paziente. Tu, come le altre creature siete troppo abituati a credere solo a quello che vedete e cosi perdete un mucchio di segnali e di messaggi che provengono dal mondo invisibile. Ascolti ancora troppo le voci esterne, mentre ti devi abituare alla tua voce interna. Ma non temere, è solo questione di abitudine e sono sicura che il  Vecchio Gufo potrà aiutarti ed indicarti la via.
 
 
A me preme soprattutto farti sapere che sei sulla strada giusta e che, contrariamente a quello che temi, non ti sei persa. Solo devi ricordare che la via che ci permette di conoscere il senso delle cose, è lunga e tortuosa e domanda molti sacrifici e molto tempo.
Tu in ogni caso hai già una grande e bella qualità: non ti lasci scoraggiare e sei perseverante e questo ti permetterà di andare lontano".

"Non esitare mai e soprattutto non avere paura della tua diversità, né della solitudine. La strada che stai percorrendo non prevede la compagnia di tante persone ed è nel silenzio e dal buio della tua notte, che tu devi partire.

Come vedi le condizioni indispensabili sono rispettate, tu ora sei sola e consapevole di esserlo e ti trovi in questo spazio sconosciuto, fatto di paure e di ombre, di fronte alle quali non puoi fuggire poiché il gregge è molto lontano".
  "Credi a me, abbi fiducia nella tua voce interiore; adesso trova un luogo riparato, magari alla base del tronco di un albero e cerca di trascorrere una notte tranquilla. Domattina al tuo risveglio, una nuova luce rischiarerà il tuo cammino e ricorda, ogni cosa che viene fatta con consapevolezza, anche se non te ne accorgi subito, porta novità, creazioni inaspettate, nuova forza  e nuova struttura.
Questo tuo presente è il frutto del tuo passato e da questo presente nascerà il tuo futuro".
La pecorella riprese fiato, cerco' di guardare nel buio, ma non vide nessuno. La voce proveniva proprio dal centro del suo cuore, ne era sicura ed allora decise di seguirla e di abbandonarsi fuduciosa a questo tesoro che aveva scoperto di avere dentro di sé.


Si guardo' bene attorno e si accorse che poco lontano vi era come una grotta, un angolo naturale ed accogliente coperto da soffici foglie e capi' che quello era il luogo ideale per trascorrere la notte. Il silenzio era assoluto, solo ogni tanto qualche lieve fruscio le faceva capire che attorno a lei c'era la vita. Qualche animale sconosciuto aveva sentito la sua presenza ed era venuto discretamente in perlustrazione; ma questi rumori, che un tempo l'avrebbero spaventata, per la prima volta le suscitarono calore, familiarità e compagnia. 
"Non ho proprio motivo di avere paura, è stata una giornata eccezionale e faticosa, ora devo riposarmi e riprendere le forze; domani andro' dal Gufo e voglio essere in forma. Senz'altro qualcuno si starà preoccupando per la mia assenza, ma non posso farci niente, la voce del mio cuore è piu' forte di tutto ed  è qui, ora, dove voglio essere".
 E con questi pensieri ed intensi progetti si addormento' felice.

 

giovedì 20 febbraio 2014

Un breve saluto a tutti


Sto trascorrendo tre giorni di vacanza in Paradiso: casa mia.


Ho deciso di dare un impulso concreto e coerente alla scrittura del mio libro, ne parlo da tanto tempo e finalmente ho messo il turbo e sono partita. Attraverso questo post lo sto addirittura annunciando al mondo, cosi non potro' piu' tirarmi indietro.


L'ufficio e gli impegni  quotidiani, solitamente  non mi permettono di dedicarmi alla scrittura come vorrei.  

Dipingere, scrivere,  come ogni altra forma di creazione domandano un rituale preparatorio, esigono un tempo di assestamento interiore, una connessione con noi stessi, come se si trattasse di una forma di meditazione, un rituale di ingresso nelle emozioni che vogliamo comunicare.

Allora ho preso qualche giorno di ferie, ho interrotto il ritmo dei doveri per fare un ingresso nei miei intensi e numerosi piaceri.

Scrivere è un esercizio impegnativo, serio e difficile, ma al quale non posso resistere né rinunciare; è un po' come cio' che ho raccontato l'altro giorno a proposito del giro nei Brocki: quanto mi colpisce entra immediatamente a far parte della mia vita e mi procura gioia ed energia.


E cosi sto vivendo le mie giornate secondo un nuovo ritmo, i miei pensieri sono leggeri, mi piace il silenzio della casa e sperimento un intenso senso di libertà.   Scrivo, studio ed ogni tanto interrompo la mia concentrazione per dedicarmi a qualche fotografia; sono rapidamente ispirata dalla luce del mattino e dalle immagini a me care, figure che si impongono generose ai miei occhi  per procurarmi gioia e gratitudine.




Ma la cosa piu' bella, cio' che mi inebria, mi entusiasma e mi riempie d'amore è il rendermi conto che quando creo qualcosa, dalla casa, alla scrittura, agli incontri che organizzo, o anche solo se preparo il pane, io sono felice, veramente felice.




Essere se stessi, esprimere i propri talenti, creare qualcosa che ci dia piacere, sono aspetti della vita che procurano intensa felicità.






A proposito di pane: essendo impegnata a scrivere sono un po' pigra ad uscire ed allora, fra una parola e l'altra,  eccomi in cucina a fare il pane.


Il pane mi ispira piu' di ogni altro alimento, dolce o salato che sia; penso che questo piacere sia legato al fatto che esso è il cibo piu' semplice che esista; un nutrimento alla portata di tutti, il punto di partenza per ogni pasto condiviso. Il pane è semplicità, verità ed autenticità. 


 

Ecco il mio pane.


Mi piace moltissimo l'intenso sapore di un pasto frugale ed appetitoso. Fermarsi un attimo per concedersi una pausa che rigeneri il corpo e scaldi il cuore. Nella condivisione poi, tutto diventa un momento ancora piu' bello, indimenticabile e prezioso.



Sembra difficile riuscire ad apprezzare consapevolmente ogni attimo dell'esistenza; esitiamo ad entrare nel piacere di gustare la vita (qualsiasi esperienza essa ci offra) e non abbiamo ancora imparato cosa sia l'amore per noi stessi.


Eppure, l'amore per noi stessi porta inevitabilmente all'amore per gli altri ed il quotidiano offre mille sfaccettature per metterci alla prova ed imparare e capire cose nuove. 

 


Tutto è a portata di mano e la possibilità di apprezzare ed amare i fatti dell'esistenza, dipende solo dalla nostra disposizione interiore.



Il mio gatto, anche a questo proposito, mi insegna molte cose.
In ogni situazione lui ha la postura giusta, è come se sapesse sempre come appoggiarsi al mondo, il suo istinto nasconde una profonda saggezza.






Per quanto mi riguarda, sto imparando ogni giorno di piu' ad abbandonare il timore di entrare in contatto con le mie emozioni per desiderare invece di manifestarle ed offrirle agli altri. 



E' un lavoro impegnativo e difficile, ma piu' avanzo in questo percorso e maggiormente mi accorgo quanto sia importante e meravigliosamente proficuo, uscire dalla propria prigione e dalle proprie paure.





La Vita è bellissima, dobbiamo fare di tutto per impegnarci ad imparare a viverla.


 
Su questo proponimento concludo il mio Post, è ora che vada, il libro mi attende


 ma anche quell'appetitoso,  pane e formaggio.

Baci a tutti.

domenica 16 febbraio 2014

Il rituale del venerdi'



Ogni venerdi, all'uscita dall'ufficio vi è un rituale che mi è particolarmente caro ed al quale non posso rinunciare: un giro di perlustrazione dalla mia amica Gabrielle, nella sua Brocante sul lungo lago, un luogo semplice e pulito, dove tutto è ben disposto e sempre rinnovato.

 

Chi ha, come me, la passione per gli oggetti vecchi e già usati, sa bene che si tratta di una e vera propria malattia, come un virus che hai dentro e dal quale non puoi guarire. Esso ti procura un'immensa gioia davanti alla storia di un quadro, alla semplicità di un oggetto, alla scoperta improvvisa di un piatto senza valore, ma le cui forme armoniose od i colori ti seducono e ti parlano.

 
Non è il valore materiale che mi colpisce, né la perfezione del manufatto, ma qualcosa all'interno di quell'oggetto si rivolge a me direttamente, con un linguaggio che non ammette interferenze, diretto e vibrante, un insieme di piacere e di simpatico eccitamento.

 

La mia passione sono senz'altro i quadri; per me sono creature vive ed animate che hanno il potere di trasferirmi per incanto, in un luogo nuovo e fino a quel momento sconosciuto. E' come se entrassi nel paesaggio e vedessi le persone muoversi e vivere, proprio come se il potere dell'artista avesse immobilizzato la vita ed il tempo.


Questo quadro mi ricorda il villaggio dove trascorro le vacanze.


Quest'altro lo comperai per pochi soldi da Emmaus a Ginevra tanti anni fa; rappresenta il porto di Nervi e mi piacque per i suoi colori.


Ognuno dei miei quadri è come un figlio e mi parla delle intense emozioni che ho vissuto nel momento in cui l'ho visto e comperato. Ne possiedo davvero molti ed una buona parte di essi non si trova nella mia attuale casa, ma anche se i miei occhi non si posano quotidianamente su di loro, ricordo con nitidezza i loro colori e le emozioni che essi evocavano. Li conservo gelosamente nel mio cuore, in attesa del giorno in cui potro' ritrovarli.
Sono dei figli che vivono lontani, ma che non posso dimenticare.

Sono trascorsi tanti anni eppure sono in grado di ricordare il preciso istante in cui li ho acquistati, ne ho studiato l'eventuale restauro ed ho scelto dove posizionarli.  Non potrei rinunciare a nessuno di essi poiché sarebbe come annullare le emozioni vissute e quei momenti, belli ed importanti, della mia vita e della mia storia.

Un'altra passione? Le zuppiere, un giorno o l'altro dovro' rivenderle per liberare un po' di spazio. Ma quale scegliere? Certamente nessuna, credo che continuero' a tenerle tutte. Ecco un piccolo estratto di quelle che ho con me a Zurigo.

  

Quando sono alla Brockenstube di Gabrielle, mentre mi muovo fra i mobili o gli oggetti esposti, entro come in una forma di meditazione, si crea in me uno spontaneo ed intenso contatto con cio' che mi circonda ed il mio sguardo si appoggia sul colore di un legno o la morbidezza armoniosa delle forme di un tavolo.


E' un'intuizione improvvisa, la rivelazione di qualcosa o di qualcuno che attendeva proprio me e che mi sta parlando. Mi sussurra le cose che il tempo ha lasciato in sospeso,  un vissuto lontano ma non ancora esaurito, un oggetto che vuole continuare a vivere ed afferma il suo desiderio di esistere.

Questo catino di Villeroy & Boch è di un'altra epoca e certamente non mi serve, ma non ho saputo resistere alla qualità del disegno e all'armonia del soggetto floreale e cosi, qualche mese fa, è entrato anche lui a far parte degli oggetti di casa. Mi piace guardarlo, soffermarmi sui dettagli, immaginare la mano che lo ha dipinto e sapere che non mi appartiene e che un giorno, passerà sicuramente in altre mani.

Non riesco a rimanere indifferente a questi piccoli dettagli; i giaggioli mi ricordano i fiori che a giugno coloravano il giardino della scuola, sono trascorsi tanti anni, ma ancora rivedo l'intensità di quei colori e la leggerezza dei petali e sento attorno a me, il caldo dell'estate.

E' bello muoversi fra le supellettili anche piu' insignificanti ed è piacevole e rassicurante sapere che ciascun visitatore troverà sempre qualcosa che gli faccia piacere e che lo rallegri; è come se questi oggetti potessero veramente permettersi innumerevoli vite.


Quando infine scopro qualcosa e mi decido all'acquisto, sia che si tratti di un piccolo oggetto, come di un mobile piu' importante, esso ha già la sua collocazione ed il suo scopo. 




Questi due pesci li ho presi per la cucina,  sono simboli di ricchezza e prosperità e la cucina è il luogo adatto per la loro collocazione. Il cibo e la sua preparazione sono intimamente legati al nostro nutrimento e dunque ad ogni forma di abbondanza.


Ho poi trovato questo stampo in rame, ideale per una torta od un grosso budino e l'ho subito comprato perchè la sua forma mi ricorda il sole.



Amo profondamente il potere evocativo delle cose, poiché penso che abbiamo bisogno di sviluppare  la nostra immaginazione e dobbiamo imparare a collegarla con il fuoco creativo del nostro cuore.   

             
  
Il Sole e il Cuore, ecco perchè mi è piaciuta la forma di questo stampo per dolci.

Siccome questo virus è molto contagioso, in famiglia nessuno ne è immune, ma chi condivide veramente l'intensità di questa passione è mio figlio Francesco. Qualche mese fa ha deciso che voleva bere il caffé in una tazzina speciale e solo sua, qualcosa di unico e personale ed ecco allora, che ha trovato il suo bonheur.

 

Lo stesso giorno, io ho pensato ammirata che questa caraffa di vetro ... era proprio di un bel celeste e, guarda un po', non ho saputo resistere ... (quando parlo di malattia, questi sono i sintomi) ...


e quando hai il virus una tazzina non è un semplice oggetto, bensi' un vero e proprio tesoro, un rituale, un piacere e a questo piacere devono per forza seguirne altri ... ed ecco allora che le tazzine sono aumentate

 

Gabrielle voleva buttare il cestino perchè nessuno lo voleva, io trovo che invece sta benissimo!

Ogni oggetto mi fa pensare alle bottiglie che galleggiano sulla superficie del mare e conservano, al loro interno, un messaggio lontano lasciato da un misterioso sconosciuto. Nello stesso tempo mi entusiasma sapere che è possibile arredare con charme e calore una casa, senza spendere troppi soldi. I commenti dei miei ospiti sono sempre una bella gratificazione.


Adesso mi fermo poiché troppi sono gli oggetti di cui vorrei parlare e mi ero ripromessa di fare un blog breve, ma nemmeno questa volta ci sono riuscita. Nel frattempo ho preso una decisione importante: con la primavera si apre la stagione dei mercatini su alcune piazze della città, io e Francesco


abbiamo deciso che andremo anche noi a vendere una parte dei nostri tesori
cosi libereremo un po' di spazio

 

e potremo tornare da Gabrielle e comperare cose nuove, anzi vecchie, ma per noi talmente belle, da regalarci per un tempo infinito, allegria, entusiasmo e piacere.


Bene! Aspettiamo la primavera,  anche se mi rimane un dubbio:



Riusciro' a separarmi da qualcuno di questi miei grandi amori?

Staremo a vedere, per il momento: buona domenica a tutti.