Sono appena tornata da Bournemouth, sono stata a casa della mia amica Delphine che si è recentemente trasferita nel Dorset, una magnifica regione nel sud dell'Inghilterra.
Qualche mese fa mi aveva annunciato l'imminente trasloco, il marito era stato trasferito per lavoro e lei aveva deciso di seguirlo e di lasciare le abitudini, la famiglia e gli amici per fare questa nuova esperienza.
In realtà i buoni collegamenti avrebbero facilmente permesso di ritrovarsi ogni fine settimana, ma lei, dopo infiniti dubbi, ha preferito lasciare il proprio lavoro e partire, come per incominciare una nuova vita, per vivere una nuova esperienza.
Quando, la primavera scorsa mi telefono' per dirmi quanto stava accadendo e per comunicarmi il dilemma difficile nel quale si trovava, sentii nel tono della sua voce la contrapposizione naturale di sentimenti diversi: la curiosità si mescolava all'esitazione e alla paura.
Cercai di mettermi al suo posto e pur condividendo un naturale
sentimento di timore, non esitai ad appoggiare la sua scelta di
trasformazione totale e di nuovo inizio.
Delphine è stata senz'altro
aiutata dal sapere che l'attendevano dei posti incantevoli e davvero speciali, ma vi assicuro che prima di arrivare alla decisione finale abbiamo vissuto un vero e proprio travaglio.
Parto, non parto? E se poi perdo tutto? Chissà cosa trovero' ? E se non riusciro' ad integrarmi? E poi sono lontana dal resto della famiglia ... i genitori sono anziani ... i figli (laureati e con lavoro) hanno bisogno di me.
La mente era tutto un subbuglio, le sembrava di tradire il suo passato e le sue origini. Le sembrava di abbandonare tutti ... o forse era lei a sentirsi abbandonata. In ogni caso di abbandono si trattava.
Modificare le nostre abitudini ci fa sempre molta paura ed anche se diciamo che la quotidianità ci annoia e vorremmo tanto lasciarcela alle spalle, in
realtà di fronte ad una concreta possibilità di cambiamento e di radicale trasformazione, giungere a compiere il passo di lasciarsi dietro quelle cose della nostra vita che ci hanno fino a quel momento definito, domanda molta determinazione e molto coraggio.
Quanti di noi sono partiti ed hanno lasciato un luogo, un lavoro, un progetto o un amore e quanto, ciascuna di quelle decisioni, ha domandato il superamento di timori profondi.
Abbiamo paura del cambiamento perchè abbiamo paura di cio' che non conosciamo, le nostre piccole sicurezze, anche se fragili ed illusorie, nei momenti della scelta diventano punti di riferimento sicuri, certezze inossidabili. Un attimo prima ci sentivamo soffocare ed ora, proprio di quelle cose, non possiamo fare a meno.
Delphine, mi chiese di andarla a trovare perchè era proprio triste e sconcertata, dilaniata dai dubbi e dai sensi di colpa.
La decisione finale ha domandato molte energie ed anche molte lacrime. La mente di Delphine era un schermo sul quale
apparivano e poi sparivano a ritmi alterni, esitazioni, dubbi e
certezze.
Ci sedemmo al suo tavolo, in cucina, e parlammo a lungo.
Mi raccontava della casa che avevano abitato per tanti anni e nella quale erano cresciuti i figli e che ora avrebbero dovuto lasciare, le venivano in mente le feste di Natale o i litigi con la suocera. E mentre evocava tanti momenti preziosi, mi accorgevo di un sottile e diabolico meccanismo suggerito dalla sua mente.
Piu' i ricordi affioravano e piu' sembrava servirsi di dettagli insignificanti per aggrapparsi ad essi, fissarli e farli rivivere; si sarebbe detto che parlandone con dolore e struggimento, essi si legassero a lei in maniera ancora piu' forte e le impedissero di partire. Mi accorgevo che si stava servendo del passato per definire se stessa e proprio per questo non voleva lasciarlo. La casa o il trasferimento, erano solo la punta dell'iceberg, avevano fatto da detonatore affinché Delphine si riappropriasse del proprio passato e tirasse fuori dolori ed incertezze per tanto tempo tenuti segreti.
Mentre parlava le si rompeva la voce in gola come se, scegliendo
di separarsi da quella dimora, lei distruggesse in maniera deliberata il
suo passato. Quando mi accorgevo che la sua mente si aggrovigliava in
ragionamenti che potevo comprendere, ma che secondo me diventavano inutilmente dolorosi e non portavano a nulla, la interrompevo e le dicevo:
"Possibile che noi esseri umani, sappiamo solo complicare le cose?"
Viviamo un'intera esistenza sentendoci divisi e tiranneggiati da due
spazi temporali, il passato ed il futuro, che in realtà non esistono.
Quando siamo tristi ed insoddisfatti ci crogioliamo nei ricordi e ci lasciamo cullare dall'idea di avere vissuto in passato qualcosa di perfetto ed irripetibile. Chi nel passato ha sofferto e pensa di avere subito torti ed ingiustizie, si serve di esso per rivivere il proprio dolore poiché in fondo, sentirci vittime del destino è nobilitante, oppure riempie un vuoto rimasto a lungo dentro di noi.
E nonostante il passato, quanto felice od infelice possa essere stato, non esista veramente piu', ciascuno di noi con la propria mente e con le proprie fantasie lo mantiene in vita per lunghissimi anni. Ci si sente stranamente legati ad una pesante serie di ricordi e di tristi pensieri e non ci rendiamo conto di come, giorno dopo giorno, ci siamo attorcigliati da soli attorno a quella catena di emozioni ferite e di sogni infranti.
Crediamo che siano i fatti e le persone a tenerci legati a loro, ma io credo che facciamo tutto da soli; siamo noi ad avvinghiarci alle nostre memorie, proprio perchè abbiamo paura che le cose cambino e la nostra vita possa trasformarsi e non essere piu' la stessa.
Cosa accadrà di noi, se le cose cambiano?
Ma non è finita: delusi dal passato o carichi della sua nostalgia, trasferiamo tutte le nostre speranze nel futuro.
Il futuro diventa il luogo dei nostri sogni, il tempo inesorabile dell'attesa; attendiamo il miracolo che farà realizzare i nostri desideri.
Il futuro è quel posto magico dove non esisteranno piu' le nostre spiacevoli e soffocanti frustrazioni.
Ma allora perchè, quel futuro tanto atteso si rivela poi esattamente identico a quel nostro spiacevole passato? Come mai l'agognato cambiamento non si è mai realizzato? Dove avro' sbagliato? Tutto mi sembra rapidamente sfuggito e mi pare di non aver goduto di nulla.
In realtà abbiamo vissuto sempre a metà strada fra i ricordi del passato ed i sogni del futuro; la nostra vita è stata vissuta nella tensione fra due opposti ed il momento presente, l'unico spazio reale che avevamo di fronte, è svanito nel nulla, come se non fosse mai esistito.
Allora volgiamo lo sguardo allesterno e vedendo che anche per gli altri è la stessa cosa, ci rassegniamo e ci ripetiamo vicendevolmente:
"Cosa vuoi farci, questa è la vita, bisogna adattarsi e basta"
Delphine era preda del piu' grande
sconforto ed aveva infine deciso di non partire. A questo punto pero' Paul, che si era abituato all'idea di avere la moglie accanto a sé, entro' in crisi.
E io, cosa potevo fare?
Già mi sono accorta, quando parlo ai miei figli, che nel momento in cui la situazione si fa piu' grave e difficile, loro diventano come allergici alle mie teorie spirituali e mi dicono svelti: "Mamma, dici sempre le solite cose, adesso la situazione è diversa".
"Ma come, diversa? - rispondo io - questo è il momento ideale per rivoluzionare il proprio pensiero!"
"No, guarda, adesso non abbiamo tempo ".
E cosi ciascuno rimane immerso nelle proprie antiche e mai modificate convinzioni, imprigionato nei soliti pensieri, in balia di un sentimento confuso, un misto di rassegnazione e di frustrazione. La vita propone le stesse situazioni affinché si possa trarne un insegnamento; la vita parla attraverso i simboli, il suo linguaggio è semplice, ma la nostra mente è contorta, è attirata delle difficoltà e dalle ombre. La mente crede che piu' una cosa è difficile ed inafferrabile, tanto piu' è vera e degna di attenzione ed allora gli anni passano, attraversiamo anche le esperienze piu' difficili e dolorose senza capirci nulla, la sofferenza è stata inutile. Non ci resta che rimanere con i nostri sensi di colpa e continuare a coltivare quei lontani rancori e tutto continua ad essere pesante e complicato.
Intanto io, Delphine e Paul passavamo da un divano ad una sedia, dalla cucina alla sala da pranzo.
Naturalmente oltre ai sensi di colpa incominciavano a venire fuori recriminazioni e vecchie ferite, insomma stava venendo fuori tutto il passato e la partenza in Inghilterra, quasi ce l'eravamo dimenticata.
Io mi accontentavo di ascoltare ed assistere ad una scena che mi era familare poiché apparteneva al quotidiano di ogni coppia; i rimproveri e le rivalse avevano accaparrato tutta l'energia, la confusione regnava su sentimenti ed emozioni.
In quei momenti ho capito che l'unico reale aiuto che possiamo offrire a chi ci ha chiesto presenza ed amicizia, sia la vicinanza. Dobbiamo saperci astenere da consigli ed opinioni, ma dobbiamo essere fisicamente vicini, possiamo prendergli la mano, abbracciarlo, sederci accanto a lui in silenzio e soprattutto dobbiamo ascoltarlo, ascoltarlo col cuore e senza giudizio.
Mentre lui parla si chiarisce e poco a poco trova da solo la soluzione.
Come sono andate a finire le cose, già lo sapete.
Delphine e Paul sono partiti, hanno trovato una bella casa nel Dorset e stanno affrontando insieme sia le novità che gli imprevisti. Io sono appena rientrata, i luoghi sono incantevoli, la loro abitazione mi è piaciuta moltissimo e vedere loro due insieme, mi ha fatto gioire e riflettere, una volta di piu', sul valore immenso della condivisione.
Li ringrazio per aver voluto condividere con me questa loro intensa esperienza ed ho promesso che in primavera andro' senz'altro a trovarli di nuovo. Sono curiosa di conoscere le novità e le sorprese che questo meraviglioso e travagliato cambiamento, ha portato con sé.